Non viviamo in una bolla di sapone. Siamo tutti radicati in un territorio vero. E un sito archeologico genera un attaccamento ancora più forte a queste radici.
Inizialmente stranieri, ci siamo trovati, noi archeologi attivi in Siria, abbracciati dai siriani di oggi nel nostro impegno di riscoprire i siriani di ieri. Tutti legati e uniti insieme dal comune abbraccio di un paese che vive oggi di una sua vita come quella di ieri.
In questo senso, il territorio diventa uno scrigno del passato, uno scrigno che possiamo aprire per goderne dei tesori nascosti, se sappiamo conservarli.
L'impegno che ci eravamo prefissi durante gli scavi è continuato e continua tuttora. Nel 2012, una missione del Direttorato Generale della Antichità e Musei andò a Mozan nella nostra assenza per spiegare gli scopi che avevamo in mente. Organizzando presentazioni ai giovani e incontri conviviali con gli adulti dei vari villaggi, misero le basi per un progetto che si basa, con estrema efficacia, sulla buona volontà e la collaborazione delle comunità locali. |
Le due immagini qui sotto testimoniano l'efficacia dell'approccio.
A sinistra donne di comunità diverse preparano il pranzo per l'incontro degli adulti: ecco l'iniziativa che viene dal basso.
A destra (un'immagine poco spettacolare ma di grande significato) la linea dell'acqua corrente per il villaggio di Mozan. È il primo risultato dell'impegno "dall'alto": è stato in effetti messo in atto dal governatorato di Hassaka tra il 2012 e il 2013, in un momento culminante della guerra!