Dato lo scopo iniziale di preservare il paesaggio e di dare il senso di un entroterra antico sì, ma vivo della vita di oggi, pensiamo a uno sviluppo organico dei villaggi, in modo che possano ritenere la loro individualità così marcata, e proprio con questa loro individualitì aprire una finestra al mondo di un ieri remoto.
|
Pensiamo a ogni villaggio come a una sala in un museo che comprende tutto il territorio del futuro parco. Così un villaggio sarà dedicato alla ceramica: ci sarà un vasaio che produce ceramica in stile tradizionale, e una o più stanze dedicate alla ceramica antica – non oggetti da museo ma cocci rappresentativi e soprattutto spiegazioni illustrate sui modi di produzione (come nell'inserto, tratto da una sigillatura del terzo millennio), gli stili, la cronologia, e così via. Un altro villaggio sarà dedicato all'agricoltura. La stanza didattica spiegherà come avveniva la produzione agricola ai tempi di Urkesh, con riferimenti ai campioni botanici trovati negli scavi e raffigurazioni di scene agricole (come nell'inserto che riproduce una stele del terzo millennio). Vorremmo anche proporre l'istituzione di un'oasi botanica che corrisponda all'intera area del parco. |
In maniera analoga, ogni villaggio avrà una o più case adibite alla recezione, sullo stile dei "bed and breakfast". L'idea è di veicolare nel modo migliore la grande ospitalità siriana, in modo che i visitatori si sentano davvero "ospiti". Mantenendo un profilo basso, sarà possibile garantire quella autenticità che si perde nei grandi alberghi (a parte il fatto che vorremmo evitare la costruzione di edifici non consoni con il paesaggio).