La violenza mostrata dall'ISIS e dal suo accanimento contro i manufatti del passato non è la violenza di una passione fuori controllo. È la violenza di un'idea che rifiuta freddamente la possibilità che un'altra idea possa esistere. Non basta uccidere l'uomo, bisogna ucciderne l'artefatto. Si tolgono così al gruppo sociale le coordinate di base sulle quali si possa costruire l'identità.
I resti culturali che estrapoliamo dalla terra non mostrano una linea diretta di continuità con la nostra attuale esperienza. Essi portano dentro di sé un codice, per così dire, che l'archeologo deve scoprire, così da poter "decifrarne" il significato. Solo così si può ricomporre un insieme culturale entro il quale lo scavato può avere nuovamente un senso.
L'archeologo infatti viene addestrato a mettere in correlazione resti materiali che sono collegati tra di loro in modo non diretto, ma stratigrafico, e ad inserire ogni nuovo frammento che viene portato alla luce all'interno della cornice pertinente.